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‘Abiti da Lavoro’ alla Triennale di Milano

26 Ago 2014

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In quest’epoca in cui il lavoro manca e la condizione operaia non ha più visibilità, le tute e gli abiti da lavoro, abiti fuori dal tempo che non invecchiano, sono diventati un genere della moda.

Termina tra pochi giorni “Abiti da Lavoro“, mostra che nasce dalla generosità di alcuni dei 40 progettisti coinvolti, che, insieme all’Associazione Tam-Tam, hanno voluto accettare la sfida di Arkadia onlus per favorire l’inserimento lavorativo di giovani disabili. “Il percorso è quello usuale della sartoria: si insegna ai ragazzi che frequentano il workshop gratuito di Tam-Tam come si trasforma uno schizzo in un cartamodello. Le ragazze e i ragazzi di Arkadia misurano, tagliano, cuciono, stirano.

Abiti da Lavoro’ propone una riflessione socio-antropologica: un tempo l’abito faceva il monaco, il metalmeccanico, l’avvocato, il banchiere, la signora alla moda, il fantino, il musicista, il cuoco, il marinaio, la prostituta, il poliziotto, il medico, il portiere, il giudice, il muratore. Ma oggi? L’attuale centralità dell’individuo ha mutato il senso di ciò che indossiamo, la funzione sociale svanisce e l’abito assume soprattutto il valore dell’espressione individuale: diventa travestimento e forma dei nostri pensieri. Se prima era l’immagine che il mondo ci attribuiva, oggi è l’immagine di ciò che noi vogliamo essere nel mondo.

In mostra 40 abiti da lavoro ideati da progettisti di tutto il mondo: Afran, Rodrigo Almeida, Alberto Aspesi, Gentucca Bini, Denise Bonapace, Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Klaudio Cetina, Cano, Dea Curic, Nathalie Du Pasquier, Elio Fiorucci, Matteo Guarnaccia, Nuala Goodman , Daniele Innamorato, Mella Jaarsma, Toshiyuiki Kita, Guda Koster, Colomba Leddi, Antonio Marras, Franco Mazzucchelli, Alessandro Mendini e molti altri.

La mostra è possibile vederla fino al 31 agosto. Bella la provocazione messa in scena dagli artisti così come la nobile finalità (gli abiti verranno venduti con la doppia firma autore-sarto).

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