Home PageNewsCibo stampato in 3D?

Cibo stampato in 3D?

5 Ago 2014

Condividi su

In futuro gli chef stellati potrebbero “stampare” i loro piatti di successo invece che cucinarli. Non è un film di fantascienza, ma è un’ipotesi paventata alla fiera dell’elettronica di di Las Vegas tenutasi nei giorni scorsi (CES 2014).

L’idea nasce per aiutare quelle persone che, per problemi nervosi o per malattie varie, hanno difficoltà a deglutire cibo solido. Può accadere a chi è appena uscito dal coma, a chi soffre di SLA, ma anche a chi ha subito determinati interventi. Come fare per aiutarli? La novità nasce presso l’azienda tedesca Bioozon che ha creato l’accoppiata stampante 3D – cibo. Grazie alla ormai mitica stampante, sarà presto possibile realizzare del cibo molecolare commestibile ma facilmente assimilabile al punto che, una volta portato in bocca, si scioglie completamente e dunque può essere subito ingoiato.

Si tratta di cibo creato in laboratorio, ovvero di vitamine rese “visibili” grazie al computer e alla stampante 3D ma non avrà mai lo stesso buon sapore della vera carne, della vera verdura o della vera frutta. Tuttavia, per una persona che rischia di soffocarsi con i bocconi solidi, provare a masticare un cibo che man mano si scioglie è un aiuto importante: da un lato le permette di mandar giù quello che ha in bocca, dall’altro allena la bocca a masticare di nuovo. Ad oggi si calcola che circa il 60% dei pazienti anziani presenta notevoli difficoltà ad inghiottire, ciò unito alle percentuali di giovani impediti da incidenti o malattie.

Il prezzo di una stampante 3D per food varia dai 2.500  ai 5.000 dollari. Non è (ancora) possibile acquistarle nei negozi di elettrodomestici, ma si possono trovare alle fiere digitali o di elettronica. Si comprano online. Vengono impostate grazie a un software che si basa su diversi linguaggi di programmazione (non ce ne è uno definito o maggiormente utilizzato). Ogni cartuccia da ricarica contiente un ingrediente. Per esempio, nel caso della pizza, c’è una cartuccia per l’impasto, una per il sugo di pomodoro, una per la mozzarella. La stampante produce diversi strati che si sovrappongono l’uno sull’altro, creando la tridimensionalità. Non sono macchinari difficili da usare, ma dipende dal grado di personalizzazione: più si vuole customizzare la stampa, maggiormente l’utilizzo diventa complesso, poiché è necessario modificare il software. Le stampanti 3D per il food però sono macchinari già programmati e quindi la user experience (esperienza dell’utente) è più semplice (ragione per cui hanno un costo più elevato: una stampante 3D generica, per prototipo, si trova anche per 1.500 dollari o un po’ meno).

Ecco qualche esempio di cibo “stampato”:

Pasta stampata 3D

Pasta stampata in 3D. Barilla con l’olandese TNO realizza un prototipo di stampante domestica. Potrà essere utilizzato nei ristoranti oppure a casa, e sarà possibile produrre pasta altamente personalizzata, dosando gli ingredienti: più carboidrati per bambini e donne incinte, ma più Omega 3 per gli anziani.

 

 

 

cheesecake stampata 3DCheesecake stampata in 3D. Realizzata con Fodini, la stampante di Natural Machines presentata al CES del 2014, tenutosi nei giorni scorsi. Funziona così: bisogna ricaricare le capsule con gli ingredienti e Foodini stamperà a strati quello che vogliamo.

 

 

 

Pizza 3DPizza stampata in 3D. Pizza stampata in 3D (sempre di Foodini). Quattro sono i passaggi: il primo, uno strato di impasto. Poi arriva lo strato di pomodoro. Poi la mozzarella. Il tutto va cotto nel forno.

 

 

 

 

Pasta stampata 3D

Zuccherini stampati in 3D. “Zuccherini” prodotti dalla stampante Chefjet, presentata al CES 2014. Costo dei modelli di stampante: dai 5000 $ ai 10000 $. La modalità è sempre la stessa: Chefjet stampa uno sull’altro sottilissimi strati di zucchero colorato.

 

 

 

 

 

Pasta stampata 3D

Lettere di cioccolato stampate in 3D. Il cioccolato in questa foto è prodotto da Choc-creator (4.500 $). In termini di chimica, il cioccolato si adatta particolarmente ad essere stampato, sia che sia cremoso e burroso, sia che abbia una temperatura bassa di fusione. All’inizio della storia del suo consumo il cioccolato si beveva. Ora si stampa.

 

E a te cosa piacerebbe stampare, se avessi la stampante 3D a disposizione per un giorno? Condividi con noi la tua opinione, scrivi a RB Divise e Stile (il primo negozio di abbigliamento professionale di Varese e provincia) all’indirizzo info@rbdivise.it oppure lascia il tuo commento sulla nostra pagina FB (clicca qui!).